Prosciutti, nuovo mercato in
Cile
Servizio di Walter Bellisi
Potrebbe aprirsi una nuova frontiera per i prosciutti. Quella del Cile, un Paese
dove ora non possiamo esportare carni. La notizia viene dalla nostra ambasciata
in Santiago.
“Seppure in modo informale, mi è stato detto che stanno lavorando per cercare di
modificare il provvedimento legislativo che vieta l’importazione in Cile di
insaccati provenienti dall’Italia - ci dice il vice sindaco di Pavullo Maurizia
Gherardi, reduce da un recente viaggio nel paese sudamericano dove ha incontrato
anche la comunità frignanese di Capitan Pastene. Intanto - aggiunge -, anche la
Consulta per l’emigrazione ha proposto alla Giunta regionale dell’Emilia e
Romagna di considerare l’area di Capitan Pastene rientrante nei progetti di
cooperazione allo sviluppo, poiché nell’ambito di quella economia sono
prevalenti la lavorazione della carne suina insaccata e del legno su base
familiare. La lavorazione della carne suina di Capitan Pastene è l’unica
dell’intero Cile, e fu importata dai nostri coloni all’inizio del secolo”.
In Cile il prosciutto viene importato dalla Spagna e dall’Argentina. Il consumo
non è elevato.
“Quello cileno potrebbe essere un mercato interessante - afferma William
Ballocchi del prosciuttificio Verichese di Pavullo. Esiste una nicchia di
mercato che vorrebbe il prosciutto italiano, quello migliore, come il Modena. A
livello generale, invece potrebbe esserci spazio per un prodotto di media
qualità da collocare a prezzi bassi. Quello cileno, comunque è un mercato tutto
da creare come del resto la catena di distribuzione. Ho fatto un’indagine -
aggiunge Balocchi. Là non esistono i prosciuttifici. Il prosciutto cileno viene
fatto ancora nelle case da privati, dai nostri connazionali, ed è il più
pregiato. A Capitan Pastene, in quasi tutte le famiglie viene allevato almeno un
maiale, e al massimo quattro o cinque. Non ci sono gli allevamenti intensivi.
Poi, i prosciutti vengono stagionati come facevano i nostri vecchi qui nel
Frignano. I nostri emigranti hanno portato in quel paese la nostra tradizione”.
Il prosciutto italiano viene esportato particolarmente in Francia, Germania e in
minore quantità in Gran Bretagna. Stanno però nascendo concorrenti a questo
nostro prodotto in ambito comunitario. La Spagna e la Francia fanno prosciutti
che esportano.
“Si tratta però di prodotti diversi dai nostri” - si affrettano a sottolineare i
nostri produttori. Al di fuori dell’Europa, l’esportazione di prosciutti è quasi
inesistente. Esportazione quasi nulla del prosciutto “Modena”, quello Doc, la
cui produzione è molto contenuta, appena 150 mila pezzi l’anno che vengono
assorbiti dal mercato interno. Il Parma ne mette sul mercato invece 7-8 milioni.
Nella nostra provincia sono soltanto dodici i produttori del “Modena”. “Ora - ci
dicono al Consorzio Prosciutto - la produzione non è molto elevata, però le
aziende si stanno specializzando per esportare. L’esportazione è tutta da
costruire. E’ uno dei mercati di prospettiva grazie anche al recente ottenimento
del “Dop” denominazione di origine protetta che il “Modena” ha ottenuto assieme
agli altri tre prosciutti Doc e al formaggio Parmigiano Reggiano”.
(Il Resto del Carlino - Modena, 24 aprile 1996)