Quel lungo viaggio fino al Cile
Servizio di Walter Bellisi
SANTIAGO DEL CILE - A Santiago vive una cinquantina di famiglie originarie
del Frignano e della montagna bolognese i cui componenti sono i nipoti o i
pronipoti illuse e portò a colonizzare quella vasta estensione di terreno che
prenderà il nome di Capitan Pastene. Un gruppetto di questi, nel 1905 fuggì
da quel luogo dove la terra era ed è sterile, povera. Andò a protestare dalle autorità a Santiago. Denunciò l'inganno subito. Quei disgraziati chiedevano di
poter tornare in Italia. Furono invece convinti a desistere. Alcuni tornarono a
Capitan Pastene, altri emigrarono in Argentina, mentre una parte restò nella
capitale. Diversi Pastenini si sono stabiliti a Santiago negli anni successivi.
La delegazione modenese guidata da Antonio Parenti di Pavullo, membro della
Consulta regionale per l'emigrazione, da Aldo Preci, sindaco di Zocca, e da Ebe
Tintori, consigliere comunale di Zocca, in Cile da alcuni giorni, ieri ha
incontrato rappresentanti dell'Associazione emigrati Emiliano-Romagnola. E,
l'altra sera, nella chiesa italiana in Santiago, ha partecipato a una messa in
suffragio di Ermanno Orsini, 79 anni, morto a Modena qualche giorno fa, le cui
spoglie saranno sepolte a qui, a Santiago, dove viveva e dove coordinava le
associazioni regionali di emigranti italiani e teneva i rapporti con la nostra
Consulta Regionale. Alla funzione erano presenti numerosi nostri connazionali.
Al termine della funzione religiosa, Parenti ha ricordato l'amico e prezioso
collaboratore della Consulta.
Ma in questa vasta città col traffico caotico,
dove la micro criminalità sta aumentando giorno dopo giorno (un quotidiano di
oggi titola che il 91 per cento dei furti resta impunito), convivono situazioni
che stridono, che si trovano ai due estremi nella classifica del benessere, che
riguardano anche la comunità italo-cilena. Da una parte emerge la ricchezza,
dall'altra, ci sono persone che vivono nelle Callampa (le baraccopoli, le
favelas di Santiago).
"Sono 110 le famiglie italiane che si trovano in queste
condizioni" - dice Lea Orsini ferrarese, presidente della Camera di Commercio
Italiana in Santiago -. "Una piccola minoranza è emiliana" - aggiunge -. "Un paio
o poco più sono originarie del modenese e del bolognese. Alcune hanno perfino
cambiato il cognome. Era troppo umiliante, era una vergogna per loro dire di
essere italiane e vivere in tanta povertà. Con la parrocchia di padre Giulio
diamo loro l'assistenza medica, comperiamo i medicinali e offriamo altri aiuti.
Poco tempo fa, abbiamo trovato un uomo che viveva solo in una baracca fatta con
cartoni. Purtroppo è morto due giorni dopo. Era originario del bolognese.
Nessuno sapeva della sua esistenza in quel luogo. Si stava spegnendo nella
solitudine assoluta".
Eccetto questi toccanti casi estremi, la colonia degli
emigranti emiliano-romagnoli in Santiago è ben inserita nel tessuto sociale ed
economico. "Non conosco italiani che qui facciano gli operai" - ci ha detto
Fernando Pezzoli, presidente dell'Associazione regionale Emilia e Romagna in
Santiago. "Sono imprenditori, liberi professionisti, commercianti". Fra gli
imprenditori alla messa per Ermanno Orsini (i due erano amici) abbiamo
incontrato Anacleto Angelini, ferrarese, l'uomo più ricco del Cile, il cui nome
figura fra i primi cento più ricchi del mondo.
(Il Resto del Carlino - Modena, 1 maggio 1998)